Valutazione rapida dello stress azienda ospedaliera
di *** (vedi fine articolo)
Introduzione
Finalità del presente studio è dimostrare, mediante la somministrazione a 194 operatori sanitari di un’azienda ospedaliera della regione Friuli Venezia Giulia, di età media 41 anni, di un questionario sullo stress a 15 items (VRS di Biondi M.,Tarsitani L., Univ.’La Sapienza’, Roma), come la presenza e l’incidenza di variabili quali l’ansia, la depressione, la somatizzazione, l’aggressività e il supporto sociale siano correlati al ruolo degli operatori, all’anzianità lavorativa e all’ambiente lavorativo, secondo i risultati di seguito riportati. E’ interessante osservare quanto la somatizzazione sia presente in quasi pari ed egual misura in tutti i 5 reparti esaminati, dimostrando l’incidenza del carico affettivo emotivo e comportamentale delle patologie trattate.
E’ possibile attuare delle misure preventive, organizzative procedurali e cliniche volte a contenere e ridurre lo stress e il Burn out degli operatori sociosanitari(4) in oggetto e che di seguito sarebbe possibile mettere in atto mediante un intervento mirato.
Materiali e metodi
Abbiamo esaminato una popolazione di 194 operatori sanitari suddivisi in 5 reparti ospedalieri:
30 operatori sanitari del Blocco Operatorio Chirurgico Specialistico, (Maschi 11, Femmine 19, età media 41,87), l’età media delle donne è leggermente superiore a quella dei maschi, (40 l’età media dei maschi, 43 quella delle donne).
30 operatori sanitari dell’Istituto di Fisioterapia ( M 12, F 18, età media 41,67), con una differenza piuttosto significativa per genere, infatti (l’età media dei maschi è di 36 anni, quella delle femmine quasi 45 anni).
53 operatori sanitari del reparto Oncologico, ( M 13, F 40 , età media 41,28 ), anche in questo caso rileviamo una sostanziale differenza per genere, (infatti ai 42 anni di età media delle donne, corrispondono i 37 anni di età media dei maschi).
50 operatori sanitari del reparto Ematologia ( M 14, F 36 , età media 35,44), anche in questo caso emerge una differenza di genere però di direzione opposta rispetto agli altri gruppi, infatti la media dei maschi, che è di 38 anni, è superiore a quella delle femmine, che è pari a 34,50 anni).
31 operatori sanitari del reparto Medicina Generale ( M 6, F 25 , età media 44,16), in questo caso la differenza per genere non appare significativa, infatti l’età media delle donne è 44 anni, quella dei maschi di quasi 43 anni). In definitiva possiamo dire che la nostra popolazione è costituita in maggioranza da operatori sanitari di genere femminile e che le operatrici donne hanno un’età media più elevata di quella dei maschi. In considerazione di ciò, in un ambiente ospedaliero ci si potrebbe attendere una fortissima presenza femminile, cosa che non si registra nel nostro campione, il quale è costituito da operatori sanitari con titolo di studio medio alto, dove la presenza dei laureati è piuttosto massiccia.
Questo vale soprattutto nel caso delle attività infermieristiche, meno evidente invece quando si tratta di analizzare professionalità specifiche, come nel caso dei fisioterapisti, che di per sé non costituiscono un reparto ma piuttosto si configurano come una competenza trasversale a tutta la struttura ospedaliera.
Un secondo carattere che merita una riflessione riguarda i confronti tra le età medie dei 5 gruppi. Solo un gruppo su cinque si differenzia per età in modo statisticamente significativo. Questo gruppo riguarda gli operatori sanitari del reparto di ematologia, dove abbiamo registrato un’età media di circa 35 anni, a differenza degli altri quattro gruppi in cui l’età media è superiore a 41 anni, con il valore massimo registrato nel reparto di medicina pari a 44 anni. Correlata a questa differenza di età è anche l’anzianità di lavoro che abbiamo considerato come variabile significativa, come suggerito dalla letteratura. Anche in questo caso gli operatori sanitari del reparto di ematologia presentano un’anzianità media di lavoro molto più bassa rispetto agli altri reparti, di circa 8 anni rispetto ai 14 anni del reparto oncologico, 18 anni rispetto al gruppo dei fisioterapisti e 21 anni rispetto al reparto di medicina generale e del blocco operatorio chirurgico specialistico.
Pensiamo che queste differenze si possano considerare secondo quanto segue: nel reparto di ematologia operano, secondo il campione preso in esame, soprattutto operatori sanitari laureati (ben 33 su 50), che rappresentano la percentuale più elevata nei 5 gruppi.
E’ legittimo considerare che da alcuni anni per svolgere la professione infermieristica è prevista la laurea breve, ciò significa che l’ingresso nel mercato del lavoro dell’ultima generazione di soggetti abbia luogo più tardi rispetto a soggetti che hanno 20 anni di anzianità e che quindi hanno conseguito il diploma di infermiere professionale. Pertanto, si registra anche per questo carattere una significativa differenza per genere, cioè l’anzianità media delle operatrici donne risulta più alta di quella dei maschi.
La seconda riflessione riguarda il livello di criticità dei reparti, dove per criticità intendiamo la gravità della patologia che è trattata e che ragionevolmente potremmo pensare essere una causa di una maggiore mobilità del personale. Infatti, l’anzianità di lavoro è misurata all’interno del reparto e non attraverso il numero complessivo di anni lavorati in altri reparti della struttura ospedaliera. Ma in realtà il fattore “criticità” dovrebbe essere maggiormente significativo nel reparto di oncologia dato che di patologie ematologiche si “guarisce” mediamente nel 50%dei casi mentre di quelle oncologiche solo nel 30%. Ipotizziamo che la difficoltà principale degli operatori in ematologia, sia da correlare alla tipologia delle cure e conseguentemente alla relazione con il paziente: i ricoveri sono lunghi (a volte anche più di un mese) e ripetuti. La maggior parte dei pazienti sono in regime d’isolamento e il loro unico contatto umano sono proprio gli operatori. E’ ragionevole pensare quindi che tra curanti e curato si venga ad instaurare un tipo di realzione più stretta rispetto agli altri reparti, per cui spesso risulta impossibile mantenere la “distanza di sicurezza” emotiva e non restare coinvolti personalmente.”
In questo caso dobbiamo sostenere che la durata media di un operatore sanitario è 8/10 anni nel reparto di ematologia è decisamente più bassa rispetto agli altri reparti a causa della richiesta persistente di turnover degli operatori sanitari.
Tutti i soggetti esaminati con il test per la Valutazione rapida dello Stress, (VRS) secondo Biondi e Tarsitani, e attraverso la valutazione di cinque diversi subtests forniscono una stima degli effetti dello stress percepito negli ultimi sei mesi.
Tale VRS è stato somministrato nella forma validata italiana composto da 15 item, ognuno di essi con scala a quattro punti tra 0 e 3.
Il questionario scompone quindi la valutazione dello stress nelle cinque seguenti aree: Ansia (item: 1-5-10), Depressione (2-4-7), Somatizzazione (9-12-14), Aggressività (3-6-8), Supporto Sociale (11-13-15).
Ogni cluster corrisponde a tre item, per un totale di 15 risposte: di queste 9 (da 1 a 9) si riferiscono allo stato della persona al momento della compilazione, 6 (da 10 a 15) invece misurano variabili longitudinali riferite agli ultimi 6 mesi.
Il supporto sociale non rappresenta una dimensione psicopatologica. E’ però considerato un fattore essenziale nella risposta agli stressors ed è valutato come scala negativa, in modo che il punteggio parziale quantifica la mancanza di supporto, e questo rende possibile il suo utilizzo accanto alle altre scale.
Dallo score totale si ottengono cinque punteggi parziali, ognuno dei quali da un minimo di 0 a un massimo di 9 punti, corrispondenti alle singole dimensioni esplorate. Questi sommati costituiscono il punteggio totale del questionario, da 0 a 45 punti, che quantifica il grado di danno psichico percepito quale risposta agli stressors.
Tale questionario valuta l’aspetto soggettivo dello stress, cioè il vissuto emozionale legato ad una esperienza ambientale e non la tipologia di quest’ultima, per tale motivo può essere utilizzato in differenti ambiti.
Tutti i questionari sono in forma anonima per salvaguardare la privacy dei soggetti studiati.
Risultati
Nelle tabelle seguenti possiamo osservare le caratteristiche generali della popolazione oggetto d’indagine, per genere, età e ‘anzianità di lavoro nel reparto.
L’analisi statistica mette in evidenza che le donne sono più numerose degli uomini. L’aver preso in considerazione diversi reparti, e/o diverse situazioni di lavoro, ha comportato la valutazione di fattori di rischio, che in questo caso sono connessi alla patologia dei pazienti assistiti in questi reparti e cioè: la necessità di affrontare situazioni di emergenza, di prendere decisioni immediate di grande responsabilità, di garantire un adeguato livello di attenzione, sia psicologica che professionale, di garantire un adeguato livello di attenzione, di lavorare in gruppo e di prolungare l’orario di lavoro. Si può pensare che queste cause influenzino il grado di stress o il livello di ansia in tali operatori sanitari.
L’elaborazione dei dati ottenuti dalla somministrazione della scala della Valutazione Rapida dello Stress, esposti come medie +/- deviazioni standard delle singole dimensioni sono contenuti nella tabella seguente.
Per tutti i confronti statistici è stato considerato significativo un valore di α inferiore al 5 %.
Emerge che il punteggio totale nella seguente tabella, così come il punteggio per i cluster ansia, somatizzazione,depressione, aggressività e supporto sociale, risulti significativamente più alto nella classe dei operatori sanitari dei reparti oncologico ed ematologico, rispetto agli altri 3 gruppi. Secondo l’analisi statistica questi due reparti costituirebbero un cluster ad alto rischio di distress.
Più in particolare sembrerebbe che gli operatori sanitari del reparto oncologico presentino livelli di stress significativamente superiori a quelli del reparto di ematologia per quanto riguarda l’ansia e la somatizzazione, viceversa per l’aggressività, anche se, analizzando il punteggio finale il confronto tra le medie non presenta diversità tra i due gruppi.
Nell’altro cluster che possiamo definire eustress i fisioterapisti presentano il livello più basso, anche se solo leggermente inferiore agli operatori sanitari del reparto di medicina generale e del blocco operatorio chirurgico specialistico.
Ci fa riflettere il cluster di somatizzazione i cui risultati appaiono simili per i 4 gruppi ad eccezione dei fisioterapisti. In questo caso il valore medio più alto lo troviamo tra gli operatori sanitari del reparto oncologico ( 1,92) ma in realtà è un valore che non appare molto distante dal gruppo degli operatori sanitari dei reparti di ematologia (1,55) e dal blocco operatorio chirurgico specialistico (1,51), mentre il valore registrato in medicina generale si attesta su (1,43) e quello dei fisioterapisti a (1,26).
Questo risultato confermerebbe quanto risulta dalla letteratura, che cioè questo cluster di somatizzazione sembrerebbe fortemente correlato all’anzianità di lavoro, infatti troviamo valori alti nei gruppi che presentano un’anzianità superiori a 20 anni, ma secondo questa nostra indagine potrebbe essere indubbiamente legato anche alle problematiche patologiche dei pazienti ricoverati nel reparto.
Come sappiamo dagli studi teorico clinici di diversi autori (2,3,8,) il soggetto al lavoro elabora lo stressor (stimolo stressante) o mentalmente ( funzione alfa), in modo cognitivo comportamentale con il sistema 2 del ragionamento analitico sintetico (18), o, in caso di overload/sovraccarico dello stressor, il soggetto somatizza (funzione beta) in aree di vulnerabilità organo specifiche, dovute a difetti di integrazione della psiche soma nella prima infanzia (5), associati all’imprinting psicosomatico limbico-ipotalamico dello stressor(9). La conseguente somatizzazione si realizza attraverso la via psiche-soma, secondo schemi dinamici specifici (15).
Discussione
Una disanima attenta dei risultati ci porta ad affermare quanto, nella popolazione lavorativa da noi osservata, sia importante valutare il rischio di stress, dovuto al disagio specifico presente nelle professioni d’aiuto, che può determinare il manifestarsi del burnout. Anche il lavoro a turni e notturno può rappresentare un’ulteriore sorgente di stress per la desincronizzazione delle funzioni psico-biologiche (ritmo sonno/veglia, alterazioni dei ritmi circadiani ecc.) e delle attività sociali con riflessi negativi sulla performance lavorativa (incremento degli infortuni), sulle condizioni di salute e sulla vita di relazione..
Un primo dato interessante che emerge da questo studio è la percezione ampiamente manifestata della componente emotivo-psicologica dagli operatori sanitari dei reparti oncologico ed ematologico, che risulterebbe fortemente correlata con l’ambiente di lavoro e soprattutto con le problematiche patologiche gestite in questi reparti. Ciò determina che l’impatto stressogeno di un evento non è determinato esclusivamente dalle condizioni oggettive, ma anche dal modo in cui il soggetto valuta se stesso in rapporto all’evento. Da ciò consegue che eventi anche marginali possono essere valutati soggettivamente come impegnativi ed esagerati per le proprie capacità di adattamento, costituendo quindi un’importante fonte di stress e contribuendo all’insorgenza di disturbi affettivi.
Questi risultati tuttavia ci sembrano comprensibili se si tiene conto del disagio che è espresso dalla maggior parte degli operatori sanitari, ma soprattutto dalla durata media e dal forte turnover registrato in alcuni reparti. D’altra parte è opportuno considerare che i reparti di oncologia ed ematologia pongano non poche difficoltà e disagi per gli operatori sanitari nell’affrontare questi malesseri, nonostante tali reparti siano considerati usuranti, insieme ad altri reparti come il Pronto Soccorso, la Rianimazione e la Chirurgia d’urgenza.
I fattori responsabili di questo disagio sono molteplici, benchè il più importante sia sicuramente il contatto prolungato con il paziente grave. Certamente gli operatori di oncologia ed ematologia trascorrono più tempo nel rapporto affettivo con il malato, rispetto al tempo più limitato dei fisioterapisti e alla relazione affettiva di breve durata degli operatori del blocco chirurgico specialistico.
Il secondo fattore da considerare sono gli adempimenti di natura burocratica amministrativa e quest’aspetto può essere suddiviso in due fattori di rischi: il primo legato proprio alla quantità di moduli da compilare e il secondo, non trascurabile ma certamente da valutare, è il rapporto con il personal computer che richiede all’operatore il rispetto di metodologie, tempi e procedure e modulistica legato alla tecnologia.
CONCLUSIONI
Dai risultati del nostro studio si evince che l’ansia, la somatizzazione,la depressione,l’aggressività e il supporto sociale sono maggiormente presenti nei reparti di ematologia ed oncologia, dove pertanto i soggetti lavoratori medici ed infermieri si mostrano più vulnerabili rispetto allo stress, burnout o sindrome da esaurimento e logorio professionale (4), in relazione ad un’anzianità lavorativa di circa 21 anni per gruppo lavorativo e al carico di lavoro con componente emotivo affettiva elevata. Pertanto nei suddetti reparti andrebbero attuate delle misure tecniche, organizzative e procedurali volte a ridurre il carico di stress e burn out, quali riduzione del carico di lavoro (overload), migliore turnazione o rotazione delle mansioni, riduzione degli orari di lavoro, riposo e ferie, nuove assunzioni specifiche, Gruppi Balint e psicologia medica, migliore prevenzione ed integrazione all’origine della malattia, cioè nelle strutture sanitarie di base, ed altre misure da studiare ed approntare.
Autori:
*Dott.Floreani Fabrizio psicologo-psicoterapeuta (Simp. F.V.G.)
**Dott.Martina Lucio. Medico del lavoro (Simp F.V.G.).
***Dott.ssa Venuti Sabina, psicologa -psicoterapeuta, Azienda Ospedaliera-Universitaria
****Dott.Passon Mario, statistico, Università di Trieste
Bibliografia ragionata e siti internet
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7)Alexander F:Medicina Psicosomatica, Astrolabio,Roma.
8)Pancheri P:Stress,emozioni,malattia.Introduzione alla medicina psicosomatica, Mondadori Ed.1989.
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14)Luban Pozza B,Pozzi U:I gruppi Balint:Un metodo formativo alla relazione, Piccin Ed,Pd,1986.
15)Biondi M:Le 4 vie psiche soma e la psicosomatica scientifica,In Aggiornamenti in Psicosomatica,1997.
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17)Talamanca IF:Elementi di epidemiologia, PSE,Roma,1983.
18)Boncinelli E:La vita della nostra mente, Laterza Ed,2011.
19)Freud S:Progetto di una psicologia, Boringhieri Ed,1976.
20)www.simpitalia.com/(Simp)
21)/www.simlii.net/(Medicina del Lavoro)
22)https://www.psyjob.it/_new/(Psicologia del Lavoro)
23)www.psychomedia.it/(Sito Psychomedia).
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